i Valsavoia

Fatti curiosi

Roberto d’Embrun e la rocca di Paternò

È possibile che Roberto d’Embrun ebbe un ruolo rilevante nella costruzione (verso il 1072) e successivo presidio della complessa fortificazione – di cui oggi rimane solo il torrione principale che è il più grande dongione esistente in Sicilia (Maurici et al., 1999) – voluta dal Gran Conte Ruggero sulla rocca di Paternò che il citato Roberto aveva conquistato solo qualche anno prima (intorno al 1063) insieme agli adiacenti territori di cui divenne Signore.

Il castello fu poi donato dal Gran Conte Ruggero a sua figlia Flandina (o Flandrina) quando nel 1089 sposò in seconde nozze Enrico di Lombardia. In precedenza Flandina d’Altavilla aveva ricevuto in dote dal padre le contee di Paternò e Butera quando sposò in prime nozze il cavaliere normanno Ugo di Jersey del quale rimase vedova nel 1075 (Spoto, 2003). Dall’unione di Flandina e Ugo nacque Maria che andò poi in sposa a Costantino I, figlio del Conte Roberto d’Embrun (https://it.wikipedia. org/wiki/Flandina_d%27Altavilla; Spoto, 2017).

 

I Paternò che si ispanizzarono

Una linea della Casa dei Paternò originò nella metà del 1200 in Sicilia da Cipresso Paternò (Cyprés de Paternóy).

Questi combatté per Giacomo II Re d’Aragona seguendolo poi, nel 1292, in Spagna e dando così origine a una linea catalana che infine si estinse nel XVII secolo. Si ricordano di questa Linea: Ximene (Chimenez o Scimenez) che ottenne per la Famiglia Paternò il perpetuo dominio di Minorca, divenendone il Viceré; Hugo, Ammiraglio della Grande Armata; un se­condo Cypres, che nel 1429 espugnò la fortezza di Deca conquistando cinque castelli e che nel 1453, a Saragozza, tenne al Sacro Fonte l’Infante Ferdinando, divenuto poi Re Cattolico, Gonzalo de Paternoy, che sposò (1502) Isabella d’Aragona, pronipote del Re Giovanni II.

Ai membri di questa linea fu inoltre accordato dal Re il particolare privilegio di non potere essere mai sottoposti a pena di prigionia o di morte, se non per oltraggio a Dio o al Re (Mugnòs, 1647; Paternò Castello, 1936-44; AA.VV., 2016).

 

Incatenare i monti

Si racconta dall’impresa dei condottieri Moncada nel VIII secolo di incatenare due monti per fortificarsi e difendersi dagli assalti dagli arabi presero il nome di Montecateno. D’altra parte, nell’antica documentazione del X secolo appariva il toponimo di Mons catanus che significava probabilmente montagna di ginepro.

Il primo che in realtà si chiamò Moncada (Montcada) fu Guglielmo di Muntanyola figlio di Sunifred Visconte di Girona, che cambiò il suo cognome negli ultimi anni di vita (morì nel 1040) per l’incorporazione nel proprio feudo del castello Moncada presso il borgo di Moncada y Reixach (provincia di Barcellona).

 

Lo zio-marito di una adolescente e una prolificità inusuale per l’epoca

Agatino Paternò Castello ottenne che la baronia di Biscari fosse elevata a principato nel 1633 da Re Filippo III di Sicilia (IV di Spagna). Agatino ebbe l’ardore di sposare l’unica figlia ed erede di suo fratello Vincenzo: Maria (IX Baronessa di Biscari), si sposò nel 1623 nel castello di Biscari (oggi Acate) con suo zio Agatino (1594-1675) dopo aver ottenuto la dispensa del papa Gregorio XV (Calabrese, 2009). Maria (detta Mariula), che aveva solo 11 anni quando si sposò con lo zio ventinovenne, dai 15 ai 30 anni diede a suo marito-zio ben 15 figli.

 

Mastra Nobile e il metodo del bussolo a Catania

Catania fu la prima Città del Regno, dove nel 1459 fu istituito il metodo dell’estrazione a sorte delle persone che reggevano l’amministrazione della città: il Capitano Giustiziere, il Patrizio e il Sindaco. Dalla lista dei notabili della città annotati nella “Mastra Nobile” (Libro Rosso) erano selezionati 20 nomi dai quali si sceglievano le tre cariche principali per governare la città. I nomi venivano posti in un bussolo (urna), chiamato anche “boxolo”, ed estratti a sorte.

L’estrazione a sorte dei reggenti comunali attraverso il bussolo si propagò poi anche ad altre città del Regno. Questo metodo di elezione rimase praticamente identi­co a Catania per più di 350 anni, anche se con qualche modifica dal 1679 al 1812.

 

Catania sede del regno e della prima università

Catania fu la sede del regno dall’incoronazione (nel 1282) del re aragonese con il nome di Pietro I di Sicilia, ed acquistò una posizione di privilegio in quanto nel corso del XIV secolo venne scelta spesso come sede del parlamento e dimora della famiglia reale. Sembra che Alfonso d’Aragona, I di Sicilia fondò l’Università di Catania (prima in Sicilia, e una delle prime in Italia) nel 1434 come ricompensa alla città per aver trasferito la sede del regno a Palermo.

 

Regno di Sicilia e Regno delle Due Sicilie

Il Regno di Sicilia fu tale per quasi 7 Secoli. Conquistata definitivamente dal Gran Conte Ruggero il Normanno nel 1091, suo figlio Ruggero II fu incoronato re di Sicilia dal papa nel 1130. L’isola fu Regno dall’inizio del XII Secolo (1130) all’inizio del XIX (1816), in totale 686 anni; mentre fu parte del Regno delle due Sicilie per 45 anni (1816-1861).

Quest’ultimo Regno fu istituito dal re Ferdinando di Borbone dopo il congresso di Vienna, unendo il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia. Inizialmente la capitale era Palermo, ma già l’anno successivo (1817) fu spostata a Napoli. Il nome deriva dal fatto che, fin dal XII secolo, quando l’Italia meridionale era occupata dai Normanni, si usava distinguere una Sicilia “al di qua del faro” (e quindi dello Stretto) di Messina e una “al di là del faro”, ovvero “Regnum Siciliae citra, et ultra pharum”.

 

L’Ordine Militare del Collare di Sant’Agata da Minorca a Catania

I Paternò riscattarono l’antico “Mili­tare Ordine del Collare di Sant’Agata” fondato Cypres de Paternoy (Cipresso Paternò) per la difesa di Minorca e delle altre isole Baleari. Cipresso, infatti, si trasferi in terra spagnola alla fine del XIII secolo dove fu Signore di Minorca e delle isole Baleari. L’Ordine fu concesso il 23 gennaio del 1289 da re Alfonso III di Aragona.

La riconquista dell’isola di Minorca da parte di Alfonso III di Aragona avvenne nel 1287 con navi e truppe siciliane, catalane e aragonesi e culminò con la presa del castello di Santa Ägueda (Agata) e la resa degli arabi. Sembra che il re fece subito dopo costruire una chiesa dedicata alla Santa catanese all’interno del castello (Casasnovas Camps, 2017).

Cosi il Paternò Castello (1851, p. 29) ragiona sulla fondazione dell’Ordine Militare del Collare di Sant’Agata: “……. sono …. tali notizie sufficienti a dimostrarci come i Paternò, Regnando sulle Balearidi, non dimenticassero la Vergine Siciliana e come vollero onorarla. E basta ancora per dimostrare che degni eredi del valore Normanno, degni nepoti di Carlo Magno, Cavalieri senza macchia e senza paura, vollero fondare una Milizia Armata a simiglianza dei Crociati per la difesa di Cristo e della Sua Santa Dottrina !”

Questo Ordine fu riscattato qualche secolo piu tardi quando Ignazio Paternò Castello V Principe di Biscari viaggiò alle Isole Baleari a metà del XVIII secolo e venne a sapere dell’esistenza del citato Ordine Militare (Paternò Castello, 1851; Lourie, 1980; atto n. 252 del 18 giugno 1853 del Notaio Gioacchino Acardi di Palermo). L’Or­dine fu definitivamente ristabilito nel 1855 da Fernando II come ordine dinastico famigliare e attribuito ai Paternò nel 1860 da suo figlio, Francesco II, re del Regno delle Due Sicilie.

 

Una testa di Medusa per la Santa

Un interessante pendente è quello raffigurante una testa di Medusa che fa parte del ricchissimo tesoro legato al reliquiario a busto di Sant’Agata della Cattedrale di Catania, dono del Cav. Vincenzo Moncada Paternò Castello. Il pendente presenta il capo anguiforme della Gorgone scolpito in corallo inserito in un cristallo di rocca, che esalta la raffinata composizione.

E’ significativo che nel mondo greco il corallo venisse legato al mito della Gorgone, per cui diviene dunque particolarmente simbolico questo pendente recante una testa di Medusa in corallo, talismano pagano, donato come ex-voto ad una illustre vergine e martire cristiana (Di Natale, 2015).

Inoltre, secondo quanto si tramanda in Famiglia, sembra che lo stesso Vincanzo Moncada Paternò Castello (1825-1903) abbia donato il più grande smeraldo visibile (al centro, qualche centimetro sopra la croce) sul busto-reliquario di Sant’Agata del XIV Secolo.

 

Villa Scabrosa

Dal 1765 al 1778 circa Ignazio Paternò Castello (1719-1786) V Principe di Biscari fece costruire Villa Scabrosa (o Sciarra), un’opera faraonica di un parco-giardino con due laghi sulla nerissima co­lata lavica del 1669, nella parte prospiciente al mare accanto al porto di Catania (oggi vicino al faro Biscari).

Quest’opera consistette nel trasporto di enormi quantità di terra, nella piantagione di alberi e di altra vegetazione, nella costruzione di due laghi artificiali – navigabili e gremiti di pesci e uccelli acquatici – con l’acqua del fiume Amenano (Giudicello), di vasche per la pescicoltura e di caseggiati per il soggiorno degli ospiti. Inoltre, per raggiungere Villa Scabrosa (Don Ignazio la visitava quasi ogni giorno), fece costruire una nuova strada carrozzabile dalla città alla zona della Playa, che inaugurò nel 1754 (Guzzetta, 2001).

Oggi a ricordarci della straordinaria Villa Scabrosa rimane una via cittadina nel quartiere di San Cristoforo fra il porto e la Playa, dietro il faro Biscari, e diverse stampe e dipinti dei viaggiatori romantici del XVIII secolo.

 

Istituto polivalente Valdisavoia e via Valdisavoia

Su esecuzione di un lascito voluto da Giu­seppe V Principe di Valdisavoia (o Valsavoia), morto celibe a Parigi il 9 settembre del 1889, per il progresso ed il miglio­ramento dell’agricoltura della provincia, fu fondato a fine del XIX secolo l’Istituto Tecnico Agrario Valdisavoia oggi sito nella via Valdisavoia nel quartiere di Cibali di Catania, dal 2001 denominato “Istituto polivalente Valdisavoia”.

Nella stessa via si trovano il Lavatoio pubblico, costruito nel 1671 da maestranze locali ed alimentato dalle acque del fiume Lògnina, l’edificio costruito nella prima metà del XX secolo della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Catania, nonchè la sede della Scuola Superiore Universitaria di Catania.

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